Il 29 gennaio 2019 un gruppo di studenti della nostra classe si è recato presso l’”Accademia per l’immigrazione” creata dal sindaco di Bergamo, Giorgio Gori. Per informazioni più dettagliate su questo centro per l’integrazione sono presenti altri articoli; qui ci occuperemo di riferire le nostre impressioni personali, a seguito di quest’esperienza.
La prima cosa che colpisce, entrando nell’Accademia, adiacente al CAS di via Gleno, è il netto contrasto con l’esterno dall’aspetto trasandato dove si possono vedere alcune persone nullafacenti. Una volta salite le rampe di scale che portano al piano che ospita il progetto sembra quasi di essere in un altro mondo.
Il corridoio con due stanze circolari adibite a mensa e luogo di riposo vede aprirsi lungo le pareti intonacate numerose stanze da letto, con un bagno per ciascuna.
Il pavimento di linoleum verdastro è pulito e nell’aria aleggia un lieve odore di detersivo. Ogni stanza è ben arieggiata e ospita fino a sei “studenti” che hanno il compito di tenerla pulita e ordinata; i letti sembrano quelli di una caserma, a castello, con le coperte ben sistemate e senza una piega.
Dopo aver parlato con alcuni ragazzi, tutti volontari, che stanno partecipando al progetto siamo rimasti colpiti da alcune cose. Prima di tutto si nota l’organizzazione rigida (militaresca) ed il forte senso di rispetto per le regole che viene insegnato ai partecipanti, che ne riconoscono l’importanza e lo apprezzano.
Per fare un esempio, oltre a tenere in ordine le proprie stanze, gli “studenti” devono parlare solo in italiano, consumare il cibo (principalmente italiano) che viene fornito loro da un servizio di catering e partecipare a tutte le attività che vengono proposte secondo un calendario ben definito.
Conoscere meglio le storie di alcuni di questi ragazzi ci ha coinvolti ed emozionati perché ognuna di esse è stata emozionante, cruda e per alcuni di loro molto tragica.
Per quanto però le loro storie siano significative, quello che a loro importava comunicarci di più era la voglia, l’impegno e la necessità che sentivano di integrarsi.
Ci ha colpiti l’urgenza che sentono di dimostrare a noi italiani che sono in grado di integrarsi e di essere membri attivi della società e lavoratori capaci.
Siamo dunque rimasti positivamente stupiti da quest'esperienza, sia per le persone che abbiamo incontrato che per il metodo rigoroso con cui questo “esperimento” viene portato avanti.
Ci rammarichiamo solo che non esistano, su tutto il territorio nazionale, numerosi altri progetti simili.
A cura di Lazzaris Lorenzo