Diarra Sidiki e Hibrahim Konate sono due giovani che hanno deciso di aderire al progetto dell’ “Accademia per l’Integrazione” promosso dal Comune di Bergamo con altri enti.

Diarra Sidiki è musulmano, ha 26 anni e viene dal Mali. Ha frequentato una scuola francese, ma l’ha dovuta lasciare appena compiuti 8 anni per motivi economici e dopo di che ha lavorato come benzinaio.  Un giorno nel suo paese sono arrivati gli uomini della costa sahariana di Daesh che hanno iniziato ad imporre le leggi della Sharia in modo rigoroso e a perseguitare la gente che non le rispettava.

Dopo essere stato in prigione per sei mesi, vittima di questa politica, Diarra ha deciso di lasciare il Mali per L’Europa.

Il suo viaggio è stato molto lungo e faticoso: dell'Italia, suo punto d’arrivo,  sapeva poco o nulla, forse solo i nomi delle squadre di calcio. È rimasto per più di un anno in Algeria, ma, dopo essere stato trovato dai carabinieri senza documenti, è stato messo in prigione; poi è scappato e ha lasciato il paese. Successivamente ha raggiunto la Libia e, finalmente, dopo sei mesi è arrivato in Calabria da dove è stato subito trasferito a Bergamo. 

Adesso Diarra vive nella nostra città da un anno e otto mesi e ha intenzione di rimanere in Italia, perché qui si sente libero e al sicuro dato che non ci sono guerre o conflitti religiosi. Per un anno e mezzo ha vissuto al CAS di via Gleno, ma,quando gli è stata proposta la possibilità di frequentare l’Accademia, l’ha colta:  il suo primo obiettivo è infatti quello di imparare bene l'italiano, per poi iniziare a lavorare come saldatore.

La vita qui però non è sempre facile: per strada gli è capitato di essere insultato e soprannominato scimmia (“singe” ci ha detto in francese), ma dice che tutto questo non gli interessa, dato che quello che ha dovuto  passare per raggiungere il nostro paese è stato ben peggio.

Hibrahim Konate è un ivoriano di 28 anni. È sposato e ha una bimba di 2 anni e 3 mesi che oggi si trova in Burkina Faso con sua mamma, la moglie di Hibrahim. Nel suo paese lavorava come autista di camion; ha frequentato la scuola coranica, come molti musulmani, e conosce molto bene il francese, perché é la prima lingua parlata in Costa d’Avorio, anche se la sua conoscenza è prevalentemente della lingua  parlata.

Hibrahim è emigrato in Europa due anni fa, in quanto lo riteneva un paese molto più democratico del suo. “Qui, dice, non ci sono diverse ‘etnie’ che si fanno guerra tra loro come in Costa d’Avorio”.

Per arrivare in Europa ha attraversato il deserto del Niger in quattro giorni; è poi rimasto per quattordici giorni in Libia. Una volta raggiunta l’Italia su un barcone, si è fermato in Sicilia per 3 giorni, infine è arrivato a Bergamo con l’autobus. Anche lui ha soggiornato al CAS di via Gleno prima di aderire al progetto proposto dal Comune di Bergamo ai migranti: lo ha fatto perché vuole imparare al più presto l’italiano per poi iniziare a lavorare come meccanico.

Durante l’intervista Hibrahim ringrazia più volte gli italiani, che lo hanno aiutato e si sono presi cura di lui: proprio per questo vuole dimostrare loro che non tutti gli stranieri sono dei delinquenti.

A cura di Chiara Mazzoleni